Canne fumarie condominiali, i problemi

Canne fumarie collettive ramificate: l’origine del problema

Negli anni ‘80 la metodologia principale di installazione delle caldaie, in Piemonte, era quella delle caldaie di tipo B a camera aperta collegate a canne fumarie collettive ramificate, formate da elementi in calcestruzzo vibro compresso, generalmente di tipo a parete semplice, utili ad espellere i fumi di combustione oltre la copertura dello stabile. 

In questo tipo di canne fumarie nel condominio i fumi sono immessi, ad ogni piano, nel condotto secondario di pertinenza, a sua volta collegato al condotto primario dopo una quota corrispondente all’altezza di un piano. Ciò avviene per tutti i piani, ad eccezione dell’ultimo, ove il relativo condotto secondario sfocia direttamente a comignolo senza confluire nel primario.

 Il problema delle canne collettive ramificate 

Nel tempo queste canne fumarie si sono dimostrate inadeguate al corretto smaltimento dei gas combusti, sia per frequenti difetti costruttivi, sia per l’aumento di rendimento degli apparecchi ad esse collegati caratterizzati da una produzione di fumi meno caldi e più pesanti di quelli generati dagli apparecchi più datati.

In particolare, il problema emerse nel 1993, quando si iniziò a dotare caldaie e scaldacqua di tipo “B1” di dispositivo di sicurezza contro il ritorno dei gas combusti in ambiente: l’intervento di questo dispositivo segnalava alcuni problemi di tiraggio della canna fumaria.

Le situazioni più gravi emersero in tempi assai brevi e vi si pose rimedio, nella maggior parte dei casi, installando canne fumarie nel condominio poste all’esterno, adatte alle esistenti caldaie di tipo “B1” (canne fumarie collettive ramificate) oppure a nuovi generatori a camera stagna e tiraggio forzato (di tipo “C tradizionale”, dette anche “turbo”) collegate a canne fumarie collettive esterne.

La diffusione delle canne fumarie esterne è stata notevole soprattutto nei primi anni ’90, quando la Legge n. 46/90 impose negli edifici civili l’adeguamento degli impianti a gas per uso domestico, di cui le canne fumarie sono parte integrante.

Successivamente, la norma UNI 10845, subordinò il mantenimento in funzione delle canne fumarie collettive ramificate al rispetto del requisito di idoneità (insieme di tenuta, caratteristiche strutturali, funzionalità). il problema del sottodimensionamento delle sezioni delle canne fumarie nel condominio si rivelò spesso non risolvibile, mentre risultava sempre più forte l’influenza delle disposizioni in materia di risparmio energetico, che iniziarono ad imporre l’impiego di apparecchi con rendimenti migliori.

Questi, prevedevano la presenza di un ventilatore per espellere i fumi, in modo forzato, all’interno di condotti diversi da quelli ramificati adatti alle vecchie caldaie di tipo “B1” (di tipo “C tradizionali”) che possono scaricare in canne fumarie collettive.

Passaggio da tradizione a innovazione

Dopo anni in cui gli interventi di adeguamento (condotti esterni, intubamenti, rivestimenti) hanno visto protagoniste le caldaie di tipo “C tradizionali” (“turbo”), oggi siamo nella condizione in cui è ancora notevole il numero di impianti che presentano caldaie di tipo “B” in canne collettive ramificate, con queste ultime non in grado di superare le prove di cui alla norma UNI 10845 per dichiararle idonee.

La sostituzione di questo tipo di apparecchi è ancora possibile con altri analoghi, anche alla luce di appositi regolamenti regionali (Piemonte), che permettono alcune deroghe con l’unico inconveniente dovuto alla sospensione della produzione di tali generatori di calore.

Un ulteriore problema deriva dal fatto che le caldaie di tipo “C tradizionali” non sono più prodotte dal 26 settembre 2018, secondo la direttiva europea Energy Related Products, entrata in vigore il 26 settembre 2015. Di conseguenza gli apparecchi che vanno largamente impiegati sono le caldaie di tipo “C a condensazione”.                               

Come passare dalle vecchie alle nuove caldaie

Quindi i casi sono due:

Come gestire il passaggio dalle vecchie caldaie di tipo “B1” a quelle moderne di tipo “C a condensazione” collegate a canne fumarie collettive ramificate? 

Come gestire il passaggio dalle vecchie caldaie di tipo “C tradizionali” a quelle moderne di tipo “C a condensazione” collegate a canne fumarie collettive?

Per il primo caso necessaria la riprogettazione del sistema fumario e la costruzione di un camino esterno oppure interno. Mentre per il secondo si prevede che, nel caso di canne fumarie nel condominio di tipo collettivo, è ammesso sostituire uno o più apparecchi di tipo “C tradizionali” con uno o più apparecchi di tipo “C a condensazione”.

Ciò è subordinato a verifica dimensionale con esito positivo, impiegando metodo di comprovata efficacia: il calcolo deve dimostrare che la funzionalità è garantita in ogni condizione, anche sostituendo tutti gli apparecchi di tipo “C tradizionali” con altrettanti di tipo “C a condensazione”.

È anche necessario verificare le caratteristiche essenziali per garantire la compatibilità tra la canna collettiva e i nuovi apparecchi nonché il corretto funzionamento ad umido della canna collettiva (attenzione in particolare al sistema di scarico della condensa alla base della canna fumaria). Ad esempio, sarà necessario modificare il comignolo con cappello tronco conico, convogliare la condensa della canna fumaria in apposito neutralizzatore e modificare, in alcuni casi, la base camino.

Nel prossimo articolo ti illustreremo alcuni nostri casi di studio.

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